Carissimi amici della Gang del Pensiero,
come state? È un po’ che non ci sentiamo, ma, come sapete, la nostra politica è di farci sentire solo quando abbiamo qualcosa da dirvi.
E stavolta ce l’abbiamo eccome!
Come forse avrete notato, non abbiamo mai organizzato eventi online, in quest’ultimo anno. È stata una scelta su cui non abbiamo mai avuto dubbi, confrontandoci fra di noi: non era una roba da Gang, e, quindi, abbiamo deciso di non cimentarci nell’impresa.
Però, come immaginerete, la parte legata a incontri e eventi ci manca tantissimo. È sempre stata una caratteristica importante della nostra vita di libreria, quella in cui si approfondivano legami e narrazioni, si rideva e si festeggiava il semplice fatto di esserci incontrati per caso in questo crocicchio di esistenze.
Quindi appena abbiamo capito come provare a ripartire in sicurezza e tranquillità, abbiamo scritto a una persona che ben conosciamo e che ben conoscete, e che ci piace tanto, e che vi piace tanto, e le abbiamo detto: ehi tu, ma ci vieni a fare un firmacopie del tuo libro nuovo alla Gang?
Lei è Alice Basso, il suo nuovo libro si intitola Il grido della rosa, è il secondo capitolo della serie che ha per protagonista Anita, e che ci trasporta ogni volta con gli occhi spalancati nella Torino del 1935. In quel suo modo unico e mai banale, Alice costruisce intrecci perfetti e personaggi che saltano fuori dalle righe e vengono con te a mangiarsi un gelato sulle panchine, vivi e inarrestabili.
E lei, beh, lei è ancora meglio dei suoi personaggi: una forza della natura, non c’era persona migliore con cui ripartire!
Con Alice ci vediamo venerdì 28 maggio alle 17.30: mascherati, distanziati e in fila per uno. Probabilmente all’aperto, per stare ancora più sicuri.
Ci sarà il tempo per due chiacchiere e una foto con la nostra beniamina? Ma certo!
E se non potete esserci, prenotate la vostra copia, diteci a chi va dedicata e noi penseremo a tutto il resto.
Non abbiamo bisogno di dirvi altro, se non che questa è la mail che non vedevamo l’ora di scrivervi, quella in cui, a questa nuova normalità che ci tira un po’ sulla pancia e sui fianchi, aggiungiamo mattoncini, colori, germogli.
Un passo alla volta, e come dice sempre Bert: in alto i cuori, gambe in spalla, e via, andare.
“Non aveva mai pensato che sarebbe successo, però scoprì che si stava abituando a quella stranezza, le stava permettendo di imprimere su di lei un marchio benigno, come un tatuaggio o una cicatrice”.
Claire Lombardo