Minimi misteri
Tornata dal mio viaggio dei poeti ad Amsterdam, avevo in un tubo, come un trofeo, un poster gigantesco.
Nel suo pallore, Ofelia con tutti i fiori, in bilico tra l’acqua e il vento e capelli rossi morbidi come alghe.
Era di un artista sconosciuto esposto in una sala del museo Van Gogh dedicata al contemporaneo. L’avevo comprato perché mi sembrava significasse qualcosa che non sapevo dire di me.
Una notte di neve, seduta sul pavimento, l’avevo passata a filmare un elefante e un pesce.
Tutta l’arte mi stava in quel fatto, stupido e magico, del pesce che vola dall’elefante, maestoso e solitario.
Contro ogni logica, contro ogni legge, quel volo mi riempiva di gioia e lo facevo succedere – e risuccedere – come un mistero bellissimo- per essere io la mano dell’inganno, a cui volevo cedere.