prima di questo cane non ero mai caduta come niente lunga distesa a terra, non avevo mai sbattuto gli occhi e le mani.
non mi ricordavo di essere mai caduta prima, solo una volta, verso i vent’anni, ho sbattuto contro un palo camminando sul marciapiedi guardando in basso.
non ero per niente una di quelle bambine che cadono, anzi.
così questo cane mi ha dimostrato che si può cadere per davvero.
quando sei per terra, dopo, non è come in nessun altra situazione. è come se qualcosa fosse arrivato al suo punto di estrema gravità, in un attimo.
pensi quasi offeso: è successo a me, proprio a me, questa cosa così stupida.
e però sei già lì, sei arrivato, non può succederti altro.
per certi aspetti è stata un’ avventura, pensi.
e senti che sotto di te c’è la tutta la terra e ci sono i sassi e anche la polvere.
guardi le cose da molto in basso, una prospettiva che difficilmente ti capita di poter godere.
poi senti un dolore, come il ginocchio caldo o un osso che grida. ti accorgi che il corpo è, come tante altre cose, fatto di un materiale che si rompe, non al riparo.
quando sei per terra pensi: resto qua a far finta di niente per un po’.
e resti lì, sperando che non ti veda nessuno, a vivere quella situazione di corpo caduto per terra a cui non va di rialzarsi.
constatare i danni.
pensi sono viva e queste sono cose che capitano solo ai vivi.
tutto qua maledetto cane.