QUANDO MI SVEGLIO NON VOGLIO CHE SI VEDA E ASPETTO
prima cerco di girarmi dall’altra parte e poi, se non riesco a far finta bene, allora mi alzo.
giro per la casa con le mani tutte intorno alla testa, alla faccia, come l’urlo di munch, e ci credo.
perché io di notte credo alla disperazione, non faccio finta. e poi, se la cosa non passa, allora camminando torno a letto e sveglio il mio amore che quasi sempre dorme.
Non gli dico niente perché cosa potrei dirgli. A volte mi metto le sue braccia attorno o qualche mano sulla faccia o mi infilo da qualche parte mi faccio una tana dentro di lui.
se non ci riesco, mi giro, e mi rigiro, finché si sveglia. quando si sveglia non gli dico ancora niente, perché non voglio che sappia che mi sono alzata e che avevo paura di sempre la stessa cosa, che non si può dire essendo troppo grande.
lui non si sveglia del tutto, mi protegge, e un po’ dorme. Poi piano piano, apre un occhio.
Quando lui apre un occhio quello è segno che si può dormire.
arriva il mattino, si scioglie tutto come una zolletta di zucchero nella luce, come un qualcosa fatto d’ombra che prima era enorme e dopo piccolo piccolo e dopo ancora un po’ niente.
non avere paura del niente, mi dice, lo sai già.
io dico sempre sì.
poi lui dice è normale che quelli come te facciano così, hanno paura del buio dentro di loro
e girano così di notte, ma poi fanno anche delle cose belle. se tu non fossi così saresti meno paurosa,
ti compreresti delle borsette con i soldi che guadagni facendo l’impiegata in una banca.
io penso alle borsetta e mi piacerebbe piccola e con la lampo, ma non c’è niente da fare, dice il mio amore, sei condannata, per adesso.
e poi dice, l’unica cosa che c’è da fare è accendere la candela e farli scappare via.
chi? chiedo.
i mostri.