“La Vena d’oro” è il romanzo di Stefano Giaccone realizzato e prodotto
dalla Gang del Pensiero, in collaborazione con un piccolo editore torinese,
Visual Grafika Edizioni.
Quando ho letto il manoscritto del romanzo, a cui Stefano aveva lavorato per una decina d’anni,
mi ha colpito subito la scrittura, la sua disinvoltura nel tratteggiare persone e descrivere atmosfere, la spontaneità dei dialoghi; e poi la materia di questa storia : l’inquietudine del protagonista, il suo “male di vivere” che lo spinge a partire verso il punto estremo dell’Europa, la lava incandescente dei ricordi e degli incontri che scorre sotto la superficie di questo viaggio.
E così è nata l’idea di pubblicarlo. Con l’introduzione di Marco Peroni, con la foto di copertina
di Domenico Doglio e
La quarta di copertina: “ Duccio Boschero ha 33 anni e non è felice. L’inquietudine, come direbbe Pessoa, può essere un peso intollerabile oppure una compagna di vita, tanto sgradevole quanto insostituibile. E Duccio parte, in treno. Verso un Portogallo dall’orizzonte oceanico, illimitato e che spera rigenerante. Quello che è iniziato come una fuga diventa un ritorno, il nostos di Odisseo, un necessario bringing it all back home. O come suggerisce un personaggio del romanzo:
“Il solo viaggio che vale intraprendere è quello capace di riportarci a casa”.
La Vena d’oro è il romanzo di Stefano Giaccone realizzato e prodotto dalla Gang del Pensiero, in collaborazione con un editore torinese, Visual Grafika Edizioni.
Quando ho letto il manoscritto del romanzo, a cui Stefano aveva lavorato per una decina d’anni, mi ha colpito subito la scrittura, la sua disinvoltura nel tratteggiare persone e descrivere atmosfere, la spontaneità dei dialoghi; e poi la materia di questa storia : l’inquietudine del protagonista, il suo “male di vivere” che lo spinge a partire verso il punto estremo dell’Europa, la lava incandescente dei ricordi e degli incontri che scorre sotto la superficie di questo viaggio.
E così è nata l’idea di pubblicarlo. Con l’introduzione di Marco Peroni e la foto di copertina di Domenico Doglio.
La quarta di copertina: Duccio Boschero ha 33 anni e non è felice. L’inquietudine, come direbbe Pessoa, può essere un peso intollerabile oppure una compagna di vita, tanto sgradevole quanto insostituibile. E Duccio parte, in treno. Verso un Portogallo dall’orizzonte oceanico, illimitato e che spera rigenerante. Quello che è iniziato come una fuga diventa un ritorno, il nostos di Odisseo, un necessario bringing it all back home. O come suggerisce un personaggio del romanzo:
“Il solo viaggio che vale intraprendere è quello capace di riportarci a casa”.
L’Autore: Stefano Giaccone è nato nel 1959 negli Stati Uniti da famiglia torinese, rientrata a vivere in Italia nel 1966. Dal 1988 vive tra il Galles, Torino e Norbello(OR).
Ha pubblicato numerosi CD con gruppi rock e come cantante/autore.
Da molti anni la sua attività artistica si muove verso la recitazione, la prosa e la performance.
Ha scritto e pubblicato poesie e racconti brevi.
“La Vena d’oro” è il romanzo di Stefano Giaccone realizzato e prodotto
dalla Gang del Pensiero, in collaborazione con un piccolo editore torinese,
Visual Grafika Edizioni.
Quando ho letto il manoscritto del romanzo, a cui Stefano aveva lavorato per una decina d’anni,
mi ha colpito subito la scrittura, la sua disinvoltura nel tratteggiare persone e descrivere atmosfere, la spontaneità dei dialoghi; e poi la materia di questa storia : l’inquietudine del protagonista, il suo “male di vivere” che lo spinge a partire verso il punto estremo dell’Europa, la lava incandescente dei ricordi e degli incontri che scorre sotto la superficie di questo viaggio.
E così è nata l’idea di pubblicarlo. Con l’introduzione di Marco Peroni, con la foto di copertina
di Domenico Doglio e
La quarta di copertina: “ Duccio Boschero ha 33 anni e non è felice. L’inquietudine, come direbbe Pessoa, può essere un peso intollerabile oppure una compagna di vita, tanto sgradevole quanto insostituibile. E Duccio parte, in treno. Verso un Portogallo dall’orizzonte oceanico, illimitato e che spera rigenerante. Quello che è iniziato come una fuga diventa un ritorno, il nostos di Odisseo, un necessario bringing it all back home. O come suggerisce un personaggio del romanzo:
“Il solo viaggio che vale intraprendere è quello capace di riportarci a casa”.