Ci sono autori esordienti che hanno la capacità di distinguersi subito e toccare il cuore di lettori e critica – anche dei più impietosi – fin dal giorno uno della loro uscita in libreria.
Non è un libro facile, il romanzo d’esordio di Gabriele Di Fronzo. Si intitola Il grande animale, è uscito per nottetempo da pochi mesi: è un libro di pagine dense, chirurgiche, che ha saputo però guadagnarsi recensioni come questa, o questa.
Insomma, che un esordiente per una piccola casa editrice diventi “qualcosa di cui parlare” è raro, ma capita: e, per chi fa il nostro lavoro, è un segnale importante. Ci dice che là fuori c’è un manipolo di lettori in ascolto, pronto a guardare oltre ai grandi nomi e alle uscite più pubblicizzate, pronto a mettersi alla prova anche su pagine che escono dall’ordinario e che si devono leggere con più attenzione, più cautela, per esserne ricompensati
Gabriele viene a trovarci alla Gang venerdì 13 maggio alle 18.30, in occasione del Salone Off. A dialogare con lui c’è Edoardo Bergamin, amico e lettore d’eccezione.
Abbiamo fatto a Gabriele cinque domande, per scoprire l’uomo dietro la tastiera (o la penna?): e perché anche voi possiate sapere un paio di cose in più su di lui, prima di venire ad ascoltarlo direttamente in libreria!
- Partiamo dalle basi: prima della scrittura, di solito, viene la lettura. Tu che lettore sei?
Idiosincratico, bizzoso, con ubbie stagionali che neanche tento di zittire. Senza che ne vada necessariamente alla ricerca, mi capita di riconoscere richiami sotterranei tra romanzi e, come se questi fossero cunicoli tra un libro e un altro, mi succede di percorrerli: così, perlomeno a volte, passo da una lettura alla sua successiva, in un domino imprevisto. - Se potessi prendere un caffè con un personaggio letterario, chi sceglieresti? Perché?
Il verbosissimo narratore di Cinema, romanzo gioiello del francesce Tanguy Viel, edito da nottetempo, davanti al quale non mi sentirei in difetto se la timidezza dovesse rendermi poco loquace, o anche muto. Parlerebbe con gusto solo lui, come del resto da nel libro, in cui viviseziona con sempre maggior trasporto sentimentale il suo film preferito, Sleuth (in italiano è Gli insospettabili), che ha visto centinaia di volta, che conosce a memoria, fotogramma per fotogramma, inquadratura per inquadratura, che gli ha fatto riempire taccuini e taccuini di note e dettagli e che, a seconda di come quella persona o quell’altra reagiscono alla prima visione, ha decretato anche le sua amicizie. Io rimarrei zitto ad ascoltarlo, sperando alla fine di essergli diventato un po’ amico. - Ci racconti un ricordo particolare legato al mondo dei libri e della lettura?
Io ho dodici anni, mio fratello dieci. Siamo in montagna per l’estate. I nostri genitori e i miei nonni affittano un appartamento lì dall’anno precedente alla mia nascita. L’amico con cui giochiamo ogni giorno a pallone – la mattina da appena dopo colazione a un istante prima del pranzo, e il pomeriggio, da appena dopo una rapida scorsa ai libri delle vacanze sul tavolo della cucina a quando veniamo richiamati in casa per la doccia per poi andare a cena – ha cinque anni più di me. Io, lui e mio fratello siamo in camera sua e leggiamo Dylan Dog. Un albo ognuno, scelto nella collezione straordinaria di questo nostro amico che li ha tutti, dal primo numero a quello del mese appena uscito in edicola. I miei genitori ci credono, come consuetudine, a giocare a calcio. All’aria aperta. Forse era una lettura che temevamo proibita, indecente, e così la condividevamo in tre, rintanati anche se fuori c’era il sole, per farci forza quando sarebbero apparsi i mostri e i killer, ben attenti ad aver chiuso la porta della camera. - Parliamo di piaceri proibiti: c’è un libro o un autore che hai letto con gusto ma sentendoti un po’ in colpa?
Ho L’alchimista, copertina rigida e sovracopertina lucida e intonsa, con dedica autografa dell’autore. Anzi, lo avevo. Un paio di Natali fa una coppia di amici mi ha invitato a casa loro. Ci sarebbe stata molta gente e gli invitati avrebbero dovuto portare in dono ciascuno un oggetto kitsch da appendere ai rami dell’albero in salotto. Anche a volerci mettere tutta la modestia che mi è possibile non ci fu partita: niente è più kitsch de L’alchimista con firma svolazzante di Coelho. (Prima di regalarlo, sì, l’ho letto, non provando ahimè neppure il gusto del proibito). - Un libro che non ti stancherai mai di consigliare.
Preferisco consigliare un romanzo letto da poco, qualche mese fa, alla sua uscita. L’autore è Edgardo Franzosini, il libro è pubblicato da Adelphi e s’intitola Questa vita tuttavia mi pesa molto.