Carissimi amici della Gang del Pensiero,
potevamo forse lasciarvi ad affrontare chili e chili di uova – di cioccolato, mimosa, Fabergé, a seconda delle vostre inclinazioni preferite – senza mandarvi neanche due paroline?
Eccoci qua, insomma.
Novità poche, nel senso: noi siamo sempre aperti, gli orari non sono cambiati. I capelli di Bea sono ancora lilla, Andrea continua a ascoltare Bob Dylan canticchiando, Marta viene vessata e si destreggia con grazia.
Ci sono un sacco di novità editoriali, romanzi super, saggi, albi illustrati, cibo per ogni anima.
E voi, come state?
Lo sappiamo, mannaggia. A volte è ardua, e le risorse si assottigliano.
Però, è primavera. Non possiamo fare finta di non ascoltare, di non guardare le cose che ricominciano, la luce che filtra anche quando teniamo gli occhi chiusi perché siamo stanchi e non ce la facciamo più. Dobbiamo dargliene atto, alla primavera, che se ne frega e arriva lo stesso, sboccia, sprizza, irrompe e illumina.
Ecco, quello che vorremmo dirvi, è che è giusto ogni tanto essere tristi, essere stufi, essere scoraggiati.
Ma vorremmo che sapeste sempre, nel profondo, che è giusto anche ricordarsi dell’allegria, delle api, delle parole buone, delle fragole, dei libri di Kent Haruf, dei biglietti dei treni usati come segnalibro, dei baci col rossetto, delle bollicine nel prosecco, delle righe di pennarello sulle dita, dei fili d’erba sotto la coperta, del cuscino fresco sotto la guancia calda.
È giusto anche ricordarvi che non siete soli: noi siamo qui, e non solo noi, c’è tutta un’umanità buffa e straordinaria ed esasperante e incredibile, di cui facciamo parte, che sta nei libri ma anche fuori.
Il nostro augurio per questa Pasqua, è che possiate sentire quei fili che ci legano al tutto, che creano un senso e una trama.
Vi vogliamo bene, amici della Gang.
“Su come possiamo lottare duramente, ma su come possiamo anche riconoscere la sconfitta e smettere di lottare e dire pane al pane. Le ho chiesto cosa si fa quando il pane non è pane e mi ha detto che a volte nella vita va così, che il pane non è pane e bisogna accettarlo”.
Miriam Toews