In un periodo in cui facciamo – e riceviamo – un sacco di regali, un pezzo così, Valentina Diana, sembra quasi che ce l’abbia scritto apposta.
Ancora un pezzettino, ancora un frammento di narrativa. Poesia, vita, quello che volete, insomma.
Questa è la storia delle mie scarpe brutte.
Un giorno di qualche tempo fa, ho scritto su facebook che avevo schifo delle mie scarpe e mi lamentavo della mia miseria e del loro essere tutte rotte e sgraziate.
Ogni tanto lo faccio: dico cose del genere, che sono vere ma sembrano anche esagerazioni.
Passano alcuni giorni, alcune settimane, e ricevo una scatola da Parigi: me lo manda una scrittrice in carne e ossa, una scrittrice che scrive libri che amo, ma la scatola non ha la dimensione di un libro, no, ha più la dimensione di una scatola da scarpe e infatti, quando la apro, lì, nel centro di smistamento pacchi dove sono andata a ritirarlo, subito vedo che non si tratta assolutamente di un suo libro, no.
Una cosa rosa.
Un paio di scarpe rosa, con il pelo rosa e molto calde tutte morbide e paradisiache.
Non scherziamo mi dico, sono scarpe vere.
Queste scarpe erano il suo dono per me, per il suo aver letto quello che avevo scritto.
Cosa c’è di più potente, a volte, dello scrivere?
Vorrei dire che mi dispiace, che non avevo scritto quella cosa su facebook perché qualcuno mi donasse un paio di scarpe, ma quelle scarpe, beh, non sono affatto scarpe.
Sono azioni poetiche.
Io quindi adesso vado con queste poesie rosa ai piedi, con sempre un certo timore di rovinarle, e la preoccupazione che possano, un giorno, invecchiare o sporcarsi.
Ma non posso separarmene, perché mai, in tutta la vita, mi è capitato di ricevere un dono più dono, più perfetto di così.
Grazie Ornela.